Anche l’arredamento è 2.0

C’era da aspettarselo. Fra ricambi generazionali e ricambi tecnologici, sullo sfondo dei mutamenti del mercato nell’era del digitale, il settore dell’arredamento non poteva costituire un’eccezione. Non c’era, d’altra parte, bisogno dei dati diffusi da Doxa (istituto di ricerca leader nel mondo) per accorgersi che anche l’arredamento si fa ormai su internet. Ma quei dati ci dicono molto su come e per mezzo di quale tipologia di clientela l’interior design sia passato alle maglie fittissime della rete.

composizioneDiamo un po’ uno sguardo a quanto riportato dall’istituto Doxa a proposito dell’arredamento online. I dati sono stati diffusi qualche giorno fa, qui ne diamo un’interpretazione ragionata, e cerchiamo poi di definire degli sviluppi futuri, utili sia al cliente che all’azienda. Partiamo da un numero alto: 88. È la percentuale di coloro che dichiarano (la ricerca è stata operata ovviamente sulla base di un campione) di riferirsi a internet per trovare informazioni e idee prima dell’acquisto di un mobile, di un soprammobile, fino alla più semplice delle suppellettili. Il meccanismo è chiaro: si traggono informazioni – meglio: recensioni – su una marca specifica e sui suoi prodotti; si sfogliano decine e decine di immagini per trovare uno stile, il nostro, e per scopiazzare qua e là. Si chiama ispirazione. Ed è così che quella percentuale sale al 92% quando in oggetto ci sono i cosiddetti Millennials, i nostri figli, o nipoti, nati a partire dal 1980. Nati quindi con internet, e con il computer sulla scrivania.

Il risparmio e l’ampia possibilità di scelta sono le due principali cause che spingono gli acquirenti ad arredare casa mediante la rete. Lo fa in realtà, per il momento, il 49% dei potenziali acquirenti, mentre il 51% preferisce ancora recarsi in negozio. Pesa però un altro dato: su internet si comprano soprattutto i piccoli oggetti, i complementi d’arredo, tanto minimi quanto essenziali nella realizzazione di un ambiente curato e ricercato, ma anche artistico, se pensiamo a come numerose case d’asta italiane come Minerva Auctions, vendano soprattutto manufatti artistici che ben si sposano con le moderne filosofie di interior design. Per i grandi mobili, la preferenza è ancora accordata invece ai negozi specializzati, o alla grande distribuzione.

La strada è tuttavia segnata: quel 49% è destinato a crescere, e la percentuale degli shopper offline è destinata invece ad assottigliarsi, fino, chissà, a scomparire del tutto. Visioni futuristiche a parte, la comodità dell’acquisto si accompagna ad una ricerca che ha molti strumenti in più. Svariati i portali e i siti dedicati, portatori di insospettabili ricchezze di idee anche i social network, dove gli esperti e i semplici amanti della materia possono confrontarsi da molto vicino.

Per quanto riguarda l’eterna, ma indispensabile, diversificazione di genere dell’arredatore fai da te di oggi, sono le donne a rivolgersi in misura maggiore al web per scegliere gli oggetti della propria casa, che d’altronde sono sempre stati un po’ di monopolio femminile nella famiglia tradizionale.

Ecco, un’ultima considerazione: se internet sembra un divoratore di tradizioni superate, non lo è per quella femminile nell’arredamento della casa. È ancora la donna a portare parsimonia e lungimiranza nella gestione della spesa, maggior attenzione dell’uomo (che rimane un po’ più spartano) nella scelta dello stile e più ore spese di fronte allo schermo del pc a caccia della forma perfetta. Generalizzazioni? Non proprio: sono piuttosto dimorfismi sessuali.