I giochi ad estrazione sono forse tra i più tradizionali del settore dell’intrattenimento. Stiamo parlando di passatempi antichi, che si basano sulla casualità e sulla fortuna e che per questo non richiedono grandi requisiti per parteciparvi. Sia la tombola sia il bingo fanno parte di questa categoria. La tombola, nella fattispecie, gode di un’essenza perlopiù folkloristica, perché la sua storia affonda le radici nella cultura popolare del Mezzogiorno italiano. Parliamo di un gioco inventato nel XVIII secolo quando il lotto fu bandito e i napoletani si ribellarono formulandone una versione innovativa, che veniva praticata quasi di nascosto in casa. 90 numeri come i candidati dei Serenissimi Collegi, altrettanti significati presi in prestito dalla Smorfia: ecco a voi la tombola, un gioco semplice e aperto a tutti, tanto da trovare puntualmente spazio sulle tavole di intere famiglie radunate a Natale.
Di tutt’altro tenore, invece, è l’atmosfera che permea il bingo, nato casualmente nel 1929 dopo che durante una partita di “beano” disputata in Georgia un giocatore americano esclamò per sbaglio proprio il termine “bingo”. A differenza di quanto avvenuto con la tombola, del bingo sono sorte alcune varianti che vedono una quantità differente di numeri sul tabellone e sulle cartelle, che in genere ne contengono 15 in entrambi i giochi. Il bingo è approdato in Italia solo una ventina di anni fa, istituito con un decreto ministeriale del Ministero delle Finanze, e oggi richiama a sé ancora molti partecipanti, venendo giocato in grandi sale dove i controlli fiscali sono periodici. Basti pensare che i set di numeri vanno obbligatoriamente rinnovati ogni 5.000 partite.
Alla fin fine, le mosse a disposizioni dei giocatori non cambiano. Chi partecipa non deve far altro che limitarsi a segnare i numeri estratti sulle proprie cartelle, se presenti. I giocatori non hanno alcun potere decisionale e non possono inficiare il risultato finale, se non scegliendo le cartelle sulla base di qualche affezione o credenza legata alla numerologia, ammesso che le stesse non vengano distribuite come accade in un bingo attivo online in formato digitale. Già, perché da qualche anno a questa parte è permesso praticare i giochi ad estrazione anche a distanza, collegandosi con delle sale vere e proprie che proiettano tutte le azioni di gioco su uno schermo.
La più grande differenza tra tombola e bingo, comunque, non è di semplice stampo concettuale o etico. Nel concreto, a saltare all’occhio sono i premi in palio. Come noto, nella tombola è possibile rimpinguare il portafoglio già solo riscontrando una coppia di numeri sulla stessa fila orizzontale di una cartella, eseguendo l’ambo. Analogamente è possibile ottenere il terno, la quaterna e la cinquina, mentre marcando tutti i numeri di una cartella si arriva alla tombola. Nel bingo, invece, c’è solo la cinquina tra i premi ordinari e l’equivalente della tombola, cioè il bingo, per l’appunto, vede variare il proprio importo sulla base della quantità di numeri enunciati prima di quello vincente.
Il dato curioso è che nonostante questi giochi siano anche piuttosto datati continuano imperterriti a godere di un certo successo, a dispetto dell’incapacità di migliorarsi. Il segreto, se nei decenni si continua a parare di bingo e tombola, forse sta nella semplicità e nell’immediatezza. Potrebbero non essere più riconoscibili se si aggiungesse qualche regola nuova, che macchierebbe l’alone storico che contrassegna i due giochi dall’alba dei tempi. Insomma, la tombola e il bingo non potranno avere un futuro, ma avranno sempre un presente.
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