La preoccupazione per il lavoro resta la più marcata fra le problematiche giovanili.
Nonostante l’uscita dalla fase più critica della crisi economica la condizione dei giovani nel mercato del lavoro italiano continua ad evidenziare difficoltà consistenti.
Il nostro Paese è quello che registra le attese più lunghe fra il periodo scolastico e l’ingresso nel mondo del lavoro, con una percentuale nella fascia 15-34 che tocca il 26%, con 10 punti in più rispetto ai numeri della media europea.
In fatto di percentuali negli ultimi anni si è progressivamente ridotta quella relativa al tasso di disoccupazione degli over 50, mentre è rimasta praticamente invariata quella del comparto giovanile.
La fascia di età che va dai 25 ai 29 nel 2016 ha raggiunto un tasso di occupazione del 53,7%, una percentuale che, se confrontata con la media europea, risulta più bassa di 20 punti.
Il quadro emerge dal report di approfondimento realizzato nell’ambito del “Rapporto Giovani” dall’Istituto Giuseppe Toniolo, condotto a febbraio 2017 su un campione di 2000 giovani dai 20 ai 34 anni.
I giovani e il lavoro: le preoccupazioni
In questi ultimi anni l’ansia di uno stipendio equo è andata oltre il desiderio di potersi realizzare, svolgendo un lavoro che risponde alle aspettative.
Il desiderio di realizzarsi scende in seconda posizione toccando una percentuale pari a 25,3%.
La tipologia di contratto sembra essere meno rilevante, rispetto ai due punti fondamentali evidenziati.
Infatti – come si evince dal report – “se il lavoro è ben remunerato e consente di realizzarsi va bene anche se non è a tempo indeterminato. Su livelli più bassi la richiesta che il lavoro non sia totalizzante (e vada a comprimere la vita extra-lavorativa) e che l’ambiente di lavoro sia positivo”.
Il lavoro manca ma soprattutto cambia
I giovani hanno a che fare con un mercato che evidenzia gravi carenze, ma devono fare i conti soprattutto con un lavoro che cambia in forza di tre elementi di trasformazione, una sorta di regola delle tre ‘i’ ovvero: invecchiamento della popolazione, immigrazione e innovazione tecnologica.
Quest’ultima, in particolar modo, risulta avere due sfaccettature: una positiva e una negativa.
Se infatti, l’innovazione tecnologica rende il lavoro più incline al cambiamento, dall’altro, risulta essere un’opportunità per la creazione di nuovi posti di lavoro. (Si vedano a tal proposito gli articoli del Sole 24 Ore che già nel 2009 affermavano che un investimento di 3 miliardi di euro nello sviluppo delle infrastrutture digitali avrebbero apportato un aumento di circa 150 mila posti di lavoro).
Invecchiamento della popolazione, immigrazione e innovazione tecnologica, inoltre, sono i tre elementi di trasformazione che vantano un impatto deciso a detta dei giovani.
I giovani si dicono preoccupati soprattutto dalla permanenza nel settore del lavoro delle generazioni precedenti, che si avviano alla pensione sempre più tardi, senza lasciare posti di lavoro vacanti.
Lo scarso ricambio occupazionale preoccupa, ed è seguito a ruota dall’inquietudine che genera la concorrenza degli immigrati e l’impatto delle nuove tecnologie nell’universo lavorativo.
La percentuale di preoccupazione cala con l’aumento del livello di istruzione in tutti e tre i casi.
L’intraprendenza dei singoli è importante ma viene considerata determinante solo dal 44,2% mentre è il 70% degli intervistati a considerare sostanziale l’impegno del governo nel mettere in campo politiche adeguate per favorire l’occupazione.
Per scegliere la polizza auto più indicata alle proprie esigenze ci sono alcune accortezze da prendere che possono rendere più facile questo meccanismo. Bisogna prestare attenzione al preventivo proposto, con particolare accorgimento alle condizioni di contratto e la nota informativa. Ad oggi esistono siti web in grado di velocizzare il processo, che calcolano e mettono […]