Quali sono le varie fasi di produzione del whisky

Per chi si sta chiedendo quanto possa essere lungo e articolato il processo di produzione del whisky, è bene mettere in evidenza come sia composto da ben sei fasi di lavorazione. Si tratta della maltazione, della cottura, dell’infusione, della fermentazione, della distillazione, della maturazione e del blending.

La fase della maltazione

Si tratta della prima fase, ovvero quella che prevede che i cereali vengono trattati. L’obiettivo è quello di fare in modo che gli amidi che si trovano all’interno dei semi diventino sempre più solubili. Proprio grazie a questo processo, ecco che avviene la conversione degli amidi in zucchero e, successivamente, in alcol.

La fase della maltazione prevede di provvedere alla macerazione dei chicchi in acqua, in maniera tale che possano germogliarli. La crescita dei chicchi viene bloccata con l’essiccazione, per poi procedere con una lieve cottura ad aria calda, che viene svolta all’interno di appositi e specifici forni. Così facendo, ecco che migliorano e si sviluppano non solo il profumo, ma anche la colorazione del malto. La torba che viene impiegata all’interno di questi forni garantisce al whisky un gusto di secco.

La fase della cottura

È la seconda fase di produzione del whisky e rappresenta un’attività di mera lavorazione. In questo caso, il focus è solo ed esclusivamente rivolto ai cereali non maltati, ovvero il mais, e riguarda in modo particolare la realizzazione dei whisky prodotti nel Nord-America. L’attività di cottura permette di distruggere le pareti di cellulosa, al cui interno è presente l’amido che ha la funzione di assorbimento dell’acqua. Dopo che il mais è stato oggetto di apposita cottura, spesso e volentieri si provvede all’aggiunta della segale: quest’ultimo, è un vero e proprio elemento aromatizzante, mentre il processo enzimatico viene stimolato dall’uso del malto d’orzo.

La fase dell’infusione

In questo caso, stiamo facendo riferimento a un processo che va a terminare la fase di trasformazione dell’amido in veri e propri zuccheri fermentabili. Nel processo di produzione del Malt Whisky, non avviene alcun tipo di cottura, ma è prevista solamente la fase legata all’infusione. Il malto che viene macinato è oggetto di apposito mescolamento aggiungendo dell’acqua calda. Subito dopo viene collocato all’interno di apposite vasche, in cui rimane a riposare nel corso del processo di trasformazione. Il liquido in questione, denominato wort, si caratterizza per essere il mosto che, semplicemente, non è ancora arrivato alla fase di fermentazione. Infatti, viene aggiunto e poi tolto più e più volte all’interno della vasca deputata all’estrazione.

La fase di fermentazione

In questa fase si verifica il processo di conversione degli zuccheri, che diventano alcol per mezzo dei lieviti. La massa continua a muoversi e finisce per schiumare. In questo modo, si ricava un vero e proprio liquido, che ricorda sotto tanti aspetti la birra non aromatizzata al luppolo. In seguito a tale processo, ecco che si ricava un liquido che si caratterizza per avere una percentuale di alcol etilico che si aggira tra il 5 e l’8 percento.

La fase della distillazione

Nell’ambito della produzione del Malt Whisky, si verificano due oppure tre tipologie di distillazioni, con una lavorazione discontinua tramite alambicco. Invece, le tipologie di whisky di mais e quelli americani sono oggetto di produzione mediante un sistema che funziona di continuo. Il sistema del distillatore serve a separare testa e cuore del whisky: un abbassamento di grado permette alla concentrazione di alcol di arrivare tra il 61 e il 67 percento.

La fase dell’invecchiamento

Il distillato così ottenuto è oggetto poi di un apposito processo di invecchiamento all’interno di appositi barili di rovere. In realtà, non c’è solo il rovere, dato che sono varie le tipologie di legno che vengono utilizzate, come si può approfondire grazie all’articolo di saporideisassi.it, e che vanno inevitabilmente a influenzare la maturazione del whisky. Tra i vari tipi di legno troviamo la quercia, in grado di garantire sapore, il rovere europeo, che garantisce un sapore più ricco di tannini, il rovere scozzese, piuttosto nodoso, il rovere irlandese, che ha note più dolci, mentre l’amburana è uno dei tipi di legno meno conosciuti, garantendo un intenso carattere di fava tonka.